Personaggi di Capua

CICCIO CAPUCHIATTO
Ciccio si chiamava esattamente
Francesco Accarrino ed era nato a Casaluce il 28.10.1894.Coniugato con
Antonia Maione di S.Angelo in Formis,mori il 1° Marzo 1962 nel modesto
basso di via S.Michele a Corte.Era di bassa statura,circa un metro ed
aveva la testa grossa come un cocomero di 20 chili.I capuani si sa sono
stati sempre un po’ burloni e poiché a quei tempi Capua non offriva alcuna
attrattiva,il miglior passatempo era quello di seguire le diaboliche mosse
di Ciccio che,se si faceva finta di non curarlo proprio,sentendosi
ignorato,incominciava ad imprecare ad alta voce o a
vermigenare,praticamente a provocare,per poi fingersi vittima della
situazione e,dopo aver fatto roteare varie volte il suo bastone di
legno,lo indirizzava verso il capannello di persone che si era formato e
nel quale cercava di colpire il presunto colpevole delle ingiurie
subite,sbagliando sempre bersaglio e colpendo semmai chi non c’entrava
proprio nella questione.Per sedare le mischie dovevano correre sempre i
vigili.Nelle situazioni più gravi,usava come arma di offesa
l’”anillina”,che sarebbe il liquido per pulire le scarpe.Gli epiteti dei
“ragazzacci” però lo mandavano in bestia più di tutto e,non potendo
inseguire gli autori degli insulti,cercava di sapere i nomi dei loro
genitori per farli redarguire.A Ciccio Capuchiatto fu dedicato addirittura
il carro allegorico “Ciccio o Piscatore”,in un carnevale degli anni
50.Sentendosi offeso e diffamato,diede guerra aglim autori del manufatto e
così ottenne una lauta mancia per non dar fastidio.Si racconta che una
volta comparve davanti al Pretore per una causa di diffamazione in
conseguenza di un battibecco con un signore.Ciccio rivolto al
giudice,esclamò:Signor Pretore,si a vvuje ve chiammassero curnuto,che
dicisseve?e tale fù l’ilarità dei tanti curiosi presenti,che il giudice
dovette far sgombrare l’aula.Un’altra volta a Ciccio fecero uno scherzo
davvero brutto.Allontanandosi dal suo banchetto per un breve
servizio,alcuni bontemponi sostituirono l’anillina marrone con escrementi
di cane,di colore simile.Allorchè Ciccio si accinse a pulire le scarpe ad
un cliente,aperto il barattolo e annusatolo,scoprì la magagna e gettò in
direzione del capannello dei canzonatori la falsa anillina.Ciccio,faceva
anche “o campanaro e S.Domenico”,in cambio di qualche soldino.Ciccio e la
moglie abitavano in un tugurio,in via S.Michele a Corte.Il paletto
di ghisa all’angolo dell’edificio della Gran Guardia era il suo punto
d’appoggio,la sua postazione fissa.Quando morì,fù sepolto in un campo di
inumazione.Recentemente alcuni generosi cittadini lo hanno fatto
disseppellire e le sue ossa e il grosso teschio tumulate in un ossario.
N.B.Questo scritto e'
stato tratto da Blok Notes con firma di Franco Fierro