Giuseppe Martucci, uno dei più insigni
musicisti d'Italia, nacque a Capua il 6 Gennaio 1856 (dal
trombettista Gaetano e da Orsola Martucciello) e morì a Napoli il 1
Giugno 1909. Il 7 aprile 1867, cioè a soli 11 anni, lo troviamo
nella Sala del Collegio de’ Nobili (al vico Nilo) di Napoli ad
eseguire la polka per pianoforte “Il Genio”, da egli stesso scritta.
Martucci fu tra i pochi autori della sua epoca che non compose opere
ed anche per questo motivo la sua produzione è rimasta per molti
decenni avvolta nell’oblio. Apprezzato pianista, fu allievo al
Conservatorio di Napoli di Beniamino Cesi e Paolo Serrao, ed ottimo
direttore d’orchestra, fece conoscere ai suoi contemporanei la
musica di Beethoven; la sua fama, però, é legata soprattutto al suo
impegno per il rinnovamento della cultura musicale italiana. Il suo
stile seguì il filone romantico, con Brahms punto principale di
riferimento, ma ciò non gli impedì di sviluppare tematiche proprie
della cultura popolare italiana.
Nonostante la morte lo abbia colpito ad appena 53 anni, Giuseppe
Martucci raggiunse fama internazionale come pianista-concertista,
direttore, compositore ed insegnante. Spronò una generazione intera
di musicisti italiani ad allargare i loro orizzonti oltre i confini
del teatro d'ope-ra. La sua abilità al pianoforte impressionò
artisti quali Liszt e Anton Rubinstein; fu il fervore che profuse
nella sua campagna a favore della musica dei contemporanei
nordeuropei ad influenzare il direttore Arturo Toscanini e, quindi,
permettergli di diventare uno dei più stimati interpreti della
musica orchestrale europea del Novecento. L'ammirazione di Toscanini
per Martucci era talmente profonda che nel 1932, in occasione del
23° anniversario della morte del compositore, egli programmò due
concerti dedicati interamente alla musica di Martucci. Nonostante la
presenza di varie personalità politiche, Toscanini non accettò di
eseguire l'inno fascista; il diniego provocò una rissa durante la
quale lo stesso Toscanini fu ferito.
L’attaccamento alla musica di Martucci da parte Toscanini era
smisurato sostenitore e grazie a questa sua devozione molte le
partiture orchestrali di Martucci sono ancora, seppur
occasionalmente, eseguite.
In quegli anni l'Italia musicale si dedicava e destava interesse
quasi esclusivamente al melodramma, Martucci fu tra i pochissimi a
coltivare la musica pura, riuscendo ad esprimere notevoli risultati
soprattutto con le sue sinfonie e altre pagine sinfoniche
legittimamente famose.
Si adoperò, dunque, per diffondere in Italia la conoscenza dei
sinfonisti tedeschi e soprattutto della musica di Wagner. Al nome di
Giuseppe Martucci, infatti, è legata la prima italiana del Tristano
e Isotta, andata in scena al Teatro Comunale di Bologna, con Ottavio
Nouvelli e Aurelia Cattaneo nelle parti dei protagonisti, il 2
giugno 1888 (7 rap-presentazioni), in occasione dell’Esposizione
universale emiliana. L’opera destò grande impressione in tutto
l’ambiente musicale e fu un trionfo personale per Giuseppe Martucci,
da poco nominato direttore del Liceo Musicale, come successore di
Luigi Mancinelli.
Nella sua opera creativa è evidente l'influsso dei romantici
tedeschi (Schumann, Brahms, Wagner), e Martucci può essere
considerato uno dei pochi esponenti del sinfonismo italiano del
periodo tardoromantico.
Nel 1881 Martucci abbandonò la carriera di concertista e, nominato
professore al Conservatorio di Napoli, inizia, nello stesso anno, la
carriera di Direttore d’orchestra.
Con il finire dell'Ottocento e della grande stagione del melodramma
romantico, il San Carlo, nonostante le difficoltà, conseguenti anche
alla nuova condizione di Napoli non più capitale dopo l'unificazione
d'Italia, rimase tra i protagonisti dei nuovi orientamenti musicali
italiani ed europei. In quel particolare momento storico l'azione ed
il magistero di Giuseppe Martucci, al cui nome è legata
l'introduzione della musica wagneriana nelle consuetudini del
teatro, fu determinante: negli annali del teatro napoletano è sempre
vivo il ricordo delle rappresentazioni, da lui fortemente volute,
del Tristano e Isotta (26 dicembre 1907) e de Il crepuscolo degli
dei (8 dicembre 1908).
Il 16 febbraio 1908 Giuseppe Martucci fu chiamato a dirigere il
concerto inaugurale dell’Auditorium Augusteo di Roma, alla
manifestazione era presente, affascinato dalla musica del maestro,
Gabriele d'Annunzio.
La produzione di Giuseppe Martucci è relativamente modesta: appena
84 lavori con numero d'opera e una dozzina circa senza, la maggior
parte dei quali sono pezzi brevi per pianoforte risalenti agli anni
passati come piani-sta e insegnante di pianoforte. Compose anche una
sonata per organo e un buon numero di lavori vocali, compreso un
oratorio su larga scala, Samuel. Ma la sua produzione più importante
come compositore si trova nel campo della musica da camera e
orchestrale. Le sue due sinfonie sono indubbiamente le sue migliori
compositori. Queste le opere più note:
1886-87 La Canzone Dei Ricordi, 1905 Novelletta, Op. 82, 1880 Colore
Orientale, Op. 44 No. 3, 1880 Tarantella per pianoforte op.44, 1881
Fantasia, op. 51, 1888 Andante, Op. 69 No. 2, 1888 Notturno, Op. 70
No. 1, 1886 capriccio e Serenata, Op. 57 No.1, 1883 Momento
Musicale, Op. 57 No. 3, 1888 Gavotta per pianoforte op.55/2, 1888
Studio per violoncello e pianoforte in SI op.59 (2-Andante), 1891
Canzonetta, per orchestra da camera op.65/2, 1892 Giga, per piccola
orchestra op.61/3, 1895 Sinfonia n.1 per orchestra in re op.75, 1896
Notturno per pianoforte/piccola orchestra op.76/1, 1896 Capriccio e
Toccata, op. 77, 1901 Gavotta per piccola orchestra op.55/2, 1904
Sinfonia n.2 per orchestra in FA op.81, 1907 Studio per violoncello
e orchestra
Capriccio e Serenata, op. 57 (1886), costituito da una prima parte
(capriccio) legata alla musica di Scarlatti e Brahms e da una
seconda (serenata), dove il compositore fa emergere alcune melodie
di notevole originalità. Fantasia, op. 51 (1881) si rivela una
composizione di ampio respiro, elegante ed elaborata, che necessita
di interpreti sensibili e raffinati. Due notturni, op. 70, il primo
dei quali, in si bemolle maggiore, è molto più noto nella versione
orchestrale del 1900. Capriccio e Toccata, op. 77 (1897), anch’esso
di ispirazione brahmsiana, ma con una toccata che è un chiaro
omaggio al folclore napoletano. La Tarantella op. 44, risulta la più
interessante nella partitura pianistica per le difficoltà che impone
al solista.
Giuseppe Martucci oltre che dirigere il Liceo Musicale di Bologna
ebbe anche l’onore della Direzioni del Teatro Comunale di Bologna
nonché, fino al 1909, del Conservatorio di Napoli.
Martucci è ricordato, a di là della città natale, in molte altre
città per la sua opera e la sua maestria. A Novara esiste il Centro
studi Martucciano, una delle due le sale da concerto di San Pietro a
Maiella è intitolata a Giuseppe Martucci ed il Conservatorio Statale
di Musica di Salerno porta il nome del maestro capuano. Bologna
ricorda gli anni vissuti dal maestro in quella città con iscrizioni
commemorative e lapidi mentre sono davvero innumerevoli le
iniziative tese a rinverdire la musica del maestro capuano.ada